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Un progetto espositivo innovativo
Dal 24 aprile al 2 giugno 2025, l’Ex Convento San Francesco di Bagnacavallo ospita la mostra dal titolo ‘fa che sia un racconto’, un’iniziativa promossa dall’Unione Comuni della Bassa Romagna. Questa esposizione si propone di offrire una riflessione profonda sulle contraddizioni e le complessità della narrazione mediatica riguardo all’escalation militare in Medio Oriente, in particolare tra Israele, Palestina e Libano.
Un viaggio visivo e narrativo
La mostra presenta 40 fotografie di grande formato realizzate dal fotoreporter Lorenzo Tugnoli, che ha ricevuto il prestigioso premio Pulitzer nel 2019. Le immagini, scattate in condizioni difficili dalla fine del 2023 fino all’inizio del 2025, raccontano storie di vita e sofferenza, ponendo l’accento sull’importanza della testimonianza visiva. Insieme alle fotografie, il progetto è arricchito dalla curatela di Francesca Recchia, la quale ha condotto un’accurata ricerca sui temi geopolitici e culturali legati al conflitto.
Un’esperienza interattiva per il pubblico
La mostra non si limita a esporre fotografie; offre anche un percorso interattivo che invita i visitatori a riflettere criticamente sulla narrazione mediatica. Attraverso il lancio di dadi di carta, i partecipanti possono costruire le proprie sequenze narrative, esplorando le diverse interpretazioni degli eventi. Ogni dado presenta parole chiave relative all’escalation militare, permettendo una comprensione più sfumata e personale della storia.
Il potere della memoria e della testimonianza
Un altro elemento centrale della mostra è la lista dei nomi dei giornalisti uccisi dall’inizio del conflitto, stampata su un grande lenzuolo. Questo gesto simbolico serve a mantenere viva la memoria di chi ha perso la vita nel tentativo di portare alla luce la verità. Le fotografie di Tugnoli, unite a queste testimonianze, creano un impatto emotivo significativo e invitano alla riflessione sulle violazioni dei diritti umani.
Un videogioco per riflettere
In un’ottica di innovazione, la mostra presenta anche The New York Times Simulator, un videogioco satirico che permette ai visitatori di impersonare un editor del noto quotidiano, sfidandoli a trovare un equilibrio tra notizie sensazionali e responsabilità etica. Questa esperienza digitale si inserisce in un contesto più ampio di riflessione critica sul ruolo dei media nella narrazione del conflitto, stimolando un dibattito su come le notizie vengano costruite e presentate.
Il tema della resistenza
La mostra non si limita a documentare il conflitto; esplora anche il concetto di Sumud, la resistenza del popolo palestinese. Attraverso immagini e narrazioni, viene raccontata la determinazione della popolazione a mantenere vive le proprie radici e identità, anche in condizioni avverse. Una sala dedicata ai bambini vittime della violenza, con 14.000 ciottoli di fiume, rappresenta un potente atto di memoria e un invito alla riflessione sulla vita quotidiana e sulla speranza.
Un invito alla partecipazione
La mostra si chiude con una sala di lettura che offre una selezione di testi essenziali per approfondire le tematiche trattate. Inoltre, una mappa inedita, creata dall’architetto Diego Segatto, illustra la frammentazione del territorio palestinese, fornendo un contesto visivo all’argomento. Durante l’inaugurazione, l’artista libanese Omaya Malaeb si esibirà in un live set, arricchendo l’esperienza con un paesaggio sonoro evocativo del Medio Oriente.
Informazioni pratiche
La mostra ‘fa che sia un racconto’ rappresenta un’importante occasione per riflettere sull’informazione e sulla narrazione, e sarà aperta al pubblico fino al 2 giugno 2025. Per ulteriori dettagli, visitate il sito di Bassa Romagna Mia o contattate gli organizzatori.